TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 22/10/2008
   

LUCASVILLE, OHIO (di: Johnny "ByrdDog"Byrd)

Nota dal "Peoples Tribune", 9/1/95

L’esecuzione di Johnny ByrdDog, 30 anni, accusato da una falsa testimonianza e condannato a morte 11 anni fa, era stata programmata per il 14/3/94. All’ultimo minuto, gli fu concessa una sospensione dell’esecuzione. Secondo Dick Vickers della Commissione di Difesa Pubblica dell’Ohio, Byrd e’ vittima di una pessima condotta tenuta dall’autorita’ giudiziaria perche’ un nuovo processo avrebbe attirato l’attenzione dei prigionieri e del pubblico. Ora, dal Southern Ohio Correctional Facility, Johnny Bird rivela gli intrighi politici che lo hanno condotto nella Casa della Morte (luogo di svolgimento delle esecuzioni) e racconta il suo drammatico impatto con gli addetti all’esecuzione.

Lucasville, Ohio, Domenica 13/3/94, alle 24.35, esattamente 35 ore e 26 minuti prima del mio omicidio programmato e sanzionato dallo stato, la "squadra di scorta del braccio della morte" e’ arrivata nella mia cella, dicendo: "E’ il momento, ByrdDog". "Spogliati" ha detto uno. Un gruppo di uomini e’ rimasto di fronte alla mia cella, guardandomi nervosamente mentre mi spogliavo, forse per l’ultima "svestizione" della mia vita. Dopo aver passato la solita routine di "alzale" e "stendi le mani", ero vestito, addossato alla porta della cella ed ero stato ammanettato. Durante tutto questo un silenzio lugubre era sceso sull’intero blocco di celle. Non c’era nessuno dei normali rumori - urla, risate, radio o TV - niente se non un completo silenzio. Poi, appena uscito dalla mia cella per iniziare quella lunga camminata, il blocco erutto’ in un rombo crescente. "Sii forte" "Buona fortuna" mi gridavano dietro le voci. Dopo averli sentiti, pensai "Si’, io li rappresento, non importa cosa accadra’. Devo essere forte!" che significava che non avrei strisciato e pianto, come a qualcuno coinvolto nel processo sarebbe piaciuto vedere.

Durante la strada, mentre camminavo nel lungo corridoio principale, mi arrivavano voci basse solidali e incoraggiamenti da ogni blocco di celle che superavo. Gli urli dalle celle cominciarono a preoccupare la mia scorta, e le numerose guardie che sorvegliavano il corridoio iniziarono ad allarmarsi. La paura e il terrore della passata rivolta erano ancora freschi nei loro ricordi. In un sforzo di farmi accelerare il passo lento che avevo assunto, per incontrare tutti gli occhi durante il percorso, iniziarono a camminare piu’ veloci. Io mantenni il mio passo, e presto rallentarono di nuovo, rassegnandosi al passo che avevo impostato.

ROBOT-PROFESSIONISTA Appena arrivato nel blocco di massima sicurezza J-1, mi dissero ancora una volta di spogliarmi e i miei regolari indumenti del braccio della morte furono scambiati con gli indumenti della Casa della Morte. "Che strano", pensai "che differenza puo’ fare cosa indossa una persona di fronte al fatto che la morte incombe su di lei?". L’atmosfera della Casa della Morte era opaca, soffocante, come se ci fosse mancanza di ossigeno. Tutti si muovevano come in un film a rallentatore, sembrava che i loro movimenti fossero stati programmati, imparati, eseguiti, come robot professionisti. Ora, per la prima volta da oltre 30 anni, loro, la Squadra d’Elite della morte, erano stati chiamati per compiere un omicidio nel nome dello stato dell’Ohio. In alcuni dei loro occhi, vidi paura, sconcerto e repulsione; in altri, soddisfazione sadica. Guardando ognuno di loro con occhi fermi e lucidi, li misurai individualmente.

Subito dopo essere entrato nella cella della morte, arrivarono i miei avvocati per informarmi della mia attuale condizione. Ne parlammo a lungo, e mi sentii sicuro che si stava facendo tutto il possibile per fermare il disegno insidioso di uccidermi che era stato messo in moto dallo stato dell’Ohio. Dopo il tempo passato con i miei avvocati, contattai immediatamente la mia donna e, piu’ tardi, gli altri familiari con il telefono che era stato fornito. Tentai, meglio che potei, di calmare le loro preoccupazioni e le loro paure. A tutti cercai di spiegare la situazione, basandomi sulle conoscenze e le informazioni che mi erano state fornite dagli avvocati. Fu molto difficile, dato che nessuno di loro aveva esperienza sulle procedure di appello. Sapevano che questo tentativo dello stato dell’Ohio di uccidermi era solo una mossa politica e non si basava sulla legge. Volevo anche calmarli dandogli forza, e assicurare loro che tutto era sotto controllo e che i miei avvocati erano pronti a ogni mossa che avrebbero tentato di fare.

"DISPERATO LUNEDI’" Per quasi tutto il tempo rimasi in contatto costante con la mia donna e la mia famiglia per telefono. Mi furono permesse due brevi visite della mia amata donna e un paio di conversazioni con qualcuna delle persone che erano venute giu’ dall’ufficio difesa dell’Ohio e furono molto toccanti.

C’erano dei momenti in cui sembrava che il tempo fosse immobile, e improvvisamente ricominciava a correre. Mi fu offerto del cibo, ma rifiutai di mangiare, perche’ temevo l’avessero "corretto" con delle droghe e questo mi avrebbe reso meno resistente e lucido. Questo rifiuto non era basato su qualche paranoia irragionevole, ma su anni di incarcerazione. Conoscevo di prima mano a cosa potessero arrivare gli ufficiali della prigione, e non volevo dargli nessuna occasione!

Le attivita’ continuavano a turbinarmi intorno e quando arrivo’ la notte non c’era un’ombra di sonno nella mia mente. Per tutta la notte rimasi al telefono parlando con persone che non vedevo da anni, tutti mi esprimevano il loro supporto, l’amore, il dolore e offrivano la loro assistenza.

Il lunedi’ mattina, il 14 marzo 1994, fu decisamente un lunedi’ nero per tutti noi quando venimmo a sapere della tecnica senza precedenti che era stata impiegata dall’"Onorevole" Carl Rubin, il giudice assegnato al mio caso. Sembrava che pur avendo la mia richiesta di appello e la mozione per la sospensione dell’esecuzione davanti a se’ dal 7 marzo, avesse deciso di aspettare fino all’"undicesima ora" prima di esaminarle, ben sapendo che la situazione era critica, e che il tempo era il fattore essenziale.

Un esempio dell’assurdo disegno che aveva concepito nella sua mente contorta lo diede quando convoco’ due dei miei avvocati per un incontro nella sua aula a mezzogiorno. Alla conclusione dell’incontro li informo’ che avrebbe respinto la mozione per la sospensione e che lo avrebbe reso noto approssimativamente alle 15 - nove ore prima della mia esecuzione!

Prese questa decisione sapendo pienamente che legalmente era in errore, ma seguendo i suoi "personali" sentimenti riguardo al tempo che il mio appello stava prendendo. Come aveva dichiarato in un’altra occasione, "verra’ un momento in cui tutto questo dovra’ arrivare alla fine". Ora si metteva al di sopra di tutto, usurpando il potere alla Corte Suprema degli U.S.A., dopo averlo fatto con la corte distrettuale. Se non fosse stato per gli instancabili sforzi dei miei avvocati, che hanno combattuto valorosamente, avrebbe benissimo potuto avere successo. Attraverso i loro sforzi, la toppa d’emergenza della corte del sesto circuito e’ stata messa e l’esecuzione e’ stata sospesa verso le 18.30.

DANNATA GIUSTIZIA, CONSEGNATECI IL CORPO! Non dandosi per vinto, il governatore dell’Ohio George Voinovich contatto’ personalmente il suo amico, l’avvocato Lee Fisher, per formare una squadra. Andarono alla Corte Suprema U.S.A., chiedendo di annullare la sospensione dell’esecuzione e ordinare che il mio omicidio venisse eseguito come da programma. Questa mossa era puramente politica, avendo entrambi aspirazioni politiche con le elezioni imminenti, sapendo quanto sia remunerativo saltare sul carro del "uccidiamoli alla svelta".

Dopo che la Corte Suprema era stata convocata nella sua completezza, i suoi membri rifiutarono di ritirare la sospensione dell’esecuzione alle 23.30 circa.

Tutti tirammo un grosso sospiro di sollievo, inclusi, mi sento di aggiungere, gli ufficiali che avevano seguito tutto l’iter giudiziario. Alle 12.20 di martedi’ mattina venni di nuovo scortato - questa volta indietro al braccio della morte.

Di nuovo nei corridoi arrivarono complimenti e augurii sottovoce, ma fu quando rientrai nel blocco che ricevetti l’ovazione piu’ rumorosa. Ognuno aveva seguito gli eventi attraverso la TV o la radio, e stavamo tutti aspettando il mio ritorno.

In conseguenza delle sue macchinazioni nel mio caso, il giudice Carl Rubin venne rimosso. Questo indica e valida i miei precedenti sospetti che avesse forti pregiudiziali contro di me e il mio caso, cosi’ come contro tutti i prigionieri del braccio della morte, e che stesse perdendo il suo temperamento giudiziario. Su di lui, si puo’ dire che porsi al di sopra della legge per sostenere le sue personali convinzioni e’ stato come arrampicarsi su una saponetta e poi scivolare! Per quanto riguarda la mia morte, oltre a dolersi della quantita’ di tempo che sta portando via il mio appello, non e’ un problema che io sia innocente o no: tutto quello che vogliono e’ soddisfare la loro sete di sangue. Nient’altro conta. "Dannata giustizia; consegnateci il corpo!" si lamentano.

LE GRINFIE DELLA BESTIA Molta gente ha scritto e domandato cosa si prova a stare nel braccio della morte, ad essere mandati nella casa della morte, e arrivare a 30 minuti dal momento in cui lo stato ti uccidera’; perche’ ho rifiutato di mangiare il mio "ultimo pasto", e perche’ avessi scelto la sedia elettrica anziche’ l’iniezione letale. Provero’ a rispondere a queste domande basandomi sulla mia esperienza, e sono sicuro che differira’ da quelle di altri che sono stati come me cosi’ fortunati da entrare davvero nelle grinfie della bestia e poi uscirne ancora. Purtroppo, non e’ stato questo il caso per molti altri in questo paese che sono stati nella mia situazione.

Stare nel braccio della morte e’ una forma di morte. L’ambiente succhia la vita da dentro di te. Lo scorrere dei giorni a volte puo’ durare come un battito di ciglia, o durare una vita mentre ti spezza il cuore. Poi c’e’ la fatica, la monotonia che ti lacera l’anima di trovarti sempre nello stesso posto dietro alle stesse sbarre d’acciaio, e con le stesse persone, la nausea. Essere portati alla casa della morte in un certo senso e’ un sollievo. Finalmente ti viene data la possibilita’ di confrontarti con i killers che si nascondono codardamente dietro la maschera dei senza peccato: di guardare nei loro occhi, fiutare le loro crude paure e sentire le proprie forze che combattono contro l’estrema sanzione: la morte.

Per quanto riguarda il cosiddetto ultimo pasto, e il mio rifiuto di mangiare quello ed altri pasti - come ho detto prima, dopo anni di paranoia condizionata, accoppiati con le esigenze degli eventi che mi circondavano, mangiare era l’ultima cosa che mi veniva in mente.

Ho scelto la sedia elettrica perche’ rifiuto di dare credibilia’ al tentativo dello stato di presentarsi razionale nei suoi omicidi offrendo l’iniezione letale come una forma di uccisione "piu’ umana". Se mi stavano per uccidere, volevo renderlo piu’ chiaro possibile a tutti quelli che vi avrebbero assistito.

Cosa mi passo’ per la testa durante quelle 36 ore furono pensieri sulla mia donna, sulle persone a cui tenevo e che amavo, e cosa avrebbe significato per loro la mia morte. Speravo per il meglio e mi aspettavo il peggio. Quelle 36 ore furono dedicate alle persone che amo. Dovevo conservare tutto il mio spirito perche’, come notai, spettava a me fare forza ai miei cari. Dovevo mantenere il coraggio di fronte alle avversita’, perche’ il loro fardello non diventasse intollerabile. Il loro amore e il loro appoggio mi avevano sempre sostenuto, e ora era il momento di dimostrarglielo e di essere io a dargli forza.

UN OLOCAUSTO C’e’ una peste in questo paese che e’ stata controllata e manipolata dai politici, dai giudici, dagli avvocati, dalla polizia e dai gruppi dei diritti delle vittime. Finche’ la societa’ non affontera’ quello che sta realmente accadendo in questo pese e non comincera’ a chiedere risposte reali per quello che succede nelle strade, una serie di persone innocenti continuera’ ad essere messa a morte o imprigionata per il resto della sua vita. Questa propensione a "rinchiudeteli e uccideteli" non e’ una risposta. Chi pensiate che siano quelli che riempiono i nostri bracci della morte e le nostre prigioni?

Aprite gli occhi prima che sia troppo tardi. Il futuro della nostra societa’ sara’ bloccato finche’ la gente non uscira’ dalle sue blindature e guardera’ i problemi reali, cercando di risolverli piuttosto che nasconderli con rapide procedure che non hanno mai funzionato. Il crimine non e’ niente di nuovo. Il modo con cui lo si affronta riflette la societa’ in cui viviamo. La mia riflessione e’ che vedo un olocausto contro i poveri e i meno fortunati.

A tutti i fratelli e le sorelle, alle madri e ai padri che sono nei bracci della morte, nelle prigioni di tutto il paese o combattono tutti i giorni per portare qualcosa da mangiare in tavola: siate forti e non mollate. Smettete di litigare tra voi e unitevi contro gli oppressori, unite le vostre voci e gridate!


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